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Los Angeles - September, 2012
Interview with Robert Seitz

 

 

Los Angeles - Settembre, 2012
Intervista con Robert Seitz

   

 

When I first met Bastiaan Arler, I was instantly struck by an affable character eager to communicate and charged with a notable lack of guile. This balance of expressive energy and essential humility is a rare combination, and I did not hesitate to visit the open studio for his residency at RAID Projects. I discovered an array of projects that pointed to a subject in art that always draws interest for me – systems. With the concept of an overall aesthetic being demoted to the technician’s toolkit, one glance at the artist’s work makes it plain there are ideas at work, investigation, reflection, and finally artifacts that seek to contain the artist’s total practice. The individual projects are messages, windows into the inquiry and curiosity of an intelligence that is tensed like an archer’s bow towards a target of understanding, with the artistry dedicated to shaping an earnest sharing of his interests. The projects refer to actual thought, effort, and an attempt to convey, revealing an intentional energy that is so often encountered only in aesthetic caricature. This is the absence of guile that I refer to, and it is in every sense fitting that it would match in both his character and his work.

The approaches used to reveal his pursuits are clearly varied to preserve interest, but they carry no contrivance, none of the typical willful abstractions one sees that only suggest the systematic: mock technical diagrams that refer only to an appearance. I have come to see such mock diagrams as an extension of simulacra, decorative tracings of reality that echo most everything we see in media, advertisement and social convention. The philosopher Jean Baudrillard defined three orders of simulacra, and these empty systems easily fall into two of them – the transcendent value placed on technology, a myth of Promethean expansion, and the immanent value placed on the system itself, our cultural environment of simulated reality. It doesn’t take very long, looking at the work and speaking with the artist, to discover these are not sketches and daydreams, they are not meant to make the artist look smart. They are the notations of an active mind, they carry the weight of consideration, and point to more. They are not even blueprints for assembly, but relics of honesty – like the endless drawings of flying machines that pepper Da Vinci’s notebook, or the interpretive displays of cosmology at the Griffith Observatory.

Arler produces art out of system, but more importantly he produces visual representations of honesty. There is a growing interest in finding ways to visualize; to make efflorent the scientific as it exponentially unfolds features of humanistic beauty and puzzlements that are often exclusively visible to the mind’s eye. These interpretations, for their impact, absolutely rely on a sincerity of investigation to be convincing, or even possibly useful. And such interpretation, essentially a pursuit of the sublime, is no different regardless of its subject from one of the oldest motivations behind the pursuit of art. Our conversation reflects these relationships quite well.

  La prima volta che ho incontrato Bastiaan Arler, sono rimasto impressionato da un carattere estremamente cortese, da una grande volontà di comunicare, e da una considerevole mancanza di guile. Un tale connubio di energia espressiva ed umiltà è davvero una rara combinazione, e non ho quindi esitato ad organizzare una visita all'open studio presso Raid Projects, dove egli sta attualmente svolgendo un programma internazionale di residenza. Ho scoperto una serie di progetti che si sviluppano intorno a quello che, artisticamente, è un tema che riveste per me un grande interesse: i sistemi. Attraverso il concetto di un estetica onnipresente ma subordinata al bagaglio di competenze tecniche, un solo sguardo è sufficiente per cogliere la densità delle idee in gioco, la profondità dell'investigazione, e in ultimo anche gli 'artefatti' veri e propri, che cercano di contenere la pratica 'totale' dell'artista. I progetti individuali sono messaggi, finestre sull'indagine e la curiosità di un'intelligenza tesa come la corda di un arco verso la conoscenza, con il talento artistico a creare un sincero scambio di interessi. I progetti si riferiscono al reale pensiero dell’artista, al suo sforzo e tentativo di comunicare, rivelando un’energica volontà che spesso si incontra solo nell’idea di ‘caricatura estetica’. Questa è l’assenza di guile di Bastiaan cui facevo riferimento poco prima, perfettamente calzante sia al suo carattere che alla sua produzione.

Gli approcci utilizzati per rivelare i suoi obiettivi sono sufficientemente vari per mantenere attorno a loro interesse, ma allo stesso tempo non risultano troppo macchinosi, e non utilizzano alcuno degli artifici che un approccio tanto sistematico potrebbe suggerire: come finti diagrammi tecnici che si riferiscono solamente all'apparenza. Ho finito per vedere questi 'finti diagrammi' come l'estensione di simulacri, tracciati decorativi della realtà che riverberano praticamente tutto quello che vediamo diffuso da media, pubblicità e convenzioni sociali. Il filosofo Jean Baudrillard ha definito tre ordini di 'simulacri', e i sistemi vuoti ricadono facilmente in due di questi - il valore trascendente attribuito alla tecnologia, un'espansione del mito di Prometeo, e il valore immanente che ricade sul sistema stesso, ossia il nostro ambiente culturale di realtà simulata. Non si impiega molto, dando uno sguardo ai lavori e parlando con l'artista, a scoprire che non si tratta di semplici bozzetti o sogni ad occhi aperti, e che il loro proposito non è quello di far apparire l'artista un tipo brillante. Si tratta di appunti di una mente attiva, portano il peso della riflessione, e puntano molto più in alto. Non si tratta nemmeno di tracce volte a mettere insieme pezzi sparsi, ma 'reperti di onestà', come gli infiniti disegni di macchine volanti che riempivano i taccuini di Leonardo o le visualizzazioni interpretative di cosmologia all'Osservatorio Griffith.

Arler produce arte partendo dal sistema e, cosa ancora più importante, produce rappresentazioni visive di onestà. C'è un crescente interesse nella ricerca di modi per visualizzare, per rendere esplicito il contenuto scientifico, dal momento che quest'ultimo appare svelare caratteristiche della bellezza umanistica e questioni che spesso sono visibili esclusivamente all'occhio della mente. Queste interpretazioni, per il loro impatto, si basano completamente sulla sincerità dell'indagine per risultare convincenti, o anche, possibilmente, utili. Tale interpretazione, essenzialmente la ricerca del sublime, altro non è, indipendentemente dal soggetto indagato, che una delle principali motivazioni dietro la ricerca artistica. La nostra conversazione riflette molto bene queste relazioni.
     

What led you to become an artist?

I was not allowed to study art, so I took to design and worked in the field for ten years. I thought something was missing, design was too much function, too formal and shallow. A chair is designed to sit on, the best you can do as a designer is subvert that, but the function does not change. I entered competitions to break out. My first hit was a WWII monument to the resistance movement in Italy. It was a bronze sculpture, a giant pedestal with a scar, and I designed it to memorialize both the losses suffered by the resistance and the other party, the people who made the mistake of fighting on the wrong side. After all, there are no winners; a war cannot be won, it can only be stopped. I placed 7th of 90, that was encouraging. My project led to a residency in France, and that was the beginning of a new practice and way of engaging the world. The residency project was a mood equilizer I called the Chromatron – I used concepts of chromatherapy (therapy using color), choosing red, blue and white light for their effects, as a way to give people a therapeutic experience.

 

Cosa ti ha portato a diventare artista?

Non mi è stato permesso di studiare arte, così mi sono dedicato al design e ho lavorato in questo campo per dieci anni. Poi ho pensato che mancasse qualcosa, il design mi appariva eccessivamente legato alla sua idea di 'funzione', troppo formale e superficiale. Una sedia è disegnata per sedervici sopra, il meglio che puoi fare come designer è sovvertire il come, ma la funzione non cambia. Ho cominciato a partecipare a concorsi per cercare di scardinare questo meccanismo. Il mio primo successo è stato un monumento intitolato alla Resistenza italiana. Si trattava di una scultura in bronzo, un piedistallo gigante con una 'cicatrice', ed è stato concepito per ricordare le perdite subite dalla resistenza e dalla sua opposta fazione, le persone che hanno commesso l'errore di combattere dalla parte sbagliata. Dopotutto, non ci sono vincitori; una guerra non può essere vinta, ma solo fermata. Sono arrivato 7° su 90, è stato incoraggiante. Il mio progetto mi ha condotto ad una residenza in Francia, e quello è stato l'inizio di una nuova pratica e di un nuovo modo di relazionarmi alla società. Il progetto della residenza era un equalizzatore d'umore che ho chiamato Chromatron - Mi sono infatti servito di concetti di cromoterapia, scegliendo il rosso, il blu e un bianco per i loro effetti su corpo e mente, come espediente per offrire al pubblico un'esperienza terapeutica.

     

You explain that you’re interested in the meaningful, and it makes sense that coming from design you proceeded to it directly. Hearing an artist say this is surprising, I’d say the majority of artists I talk to make it clear they are not interested in meaning.

On the contrary, my interest in meaning may have come from design, where meaning is fused with the functional. I became interested in the challenge of making an image that isn’t exclusively appealing. Nature does have an inherent beauty, but it’s hard not to see the system in it. Eventually I would like to work in natural forms. Right now I am exploring ideas such as growth and decay. I’m looking for the meaning in them, the base system behind them, and I like to think ideas are not abstract. Ideas are inherently charged through systems. Turning them into art gives me a chance to study, a place to start. So it’s about approachability. I’m fascinated by the fact that all my ideas are probably interconnected. Most things are studied by isolating them into two opposing factors, I would like to break out of that and transcend dualistic thought.

 

Racconti che sei interessato al significato, ed effettivamente ha senso che, provenendo dal design tu abbia proceduto così direttamente. Sentire tutto ciò da un artista è sorprendente, direi che la maggioranza degli artisti ai quali ho parlato con l'intenzione di chiarire questo concetto, non sono assolutamente interessati al significato.

Al contrario, il mio interesse nel significato non è derivato dal design, dove il significato è derivato dalla funzionalità del prodotto, ma è quello che mi ha portato al design in primo luogo. Mi sono interessato alla sfida di creare un'immagine che non fosse esclusivamente attraente. La natura ha un'innata bellezza, ma è difficile non vedere il sistema all'interno di essa. Forse in futuro lavorerò con forme naturali. Ora sto esplorando idee come crescita e decadenza. Sto cercando il loro significato intrinseco, il sistema di base che si cela dietro di loro, e mi piace pensare che le idee non siano astratte. Le idee sono intrinsecamente caricate attraverso sistemi. Trasformarle in arte mi da una possibilità di studiarle, un punto di partenza. Tutto sta nell'accessibilità. Sono affascinato dal fatto che le mie idee sono probabilmente tutte legate tra loro. La maggior parte delle cose vengono studiate isolandole in due opposti fattori. Mi piacerebbe rompere questo schema e passare oltre questa visione dualistica.

     

This is a conversation I have fairly often. The problem of the binary, the black and white, seems to be an old problem. You have the bicameral brain, or the basic tool of the measure involves defining a scale between two points. It’s often the dialectic that is brought up as a traditional way to try and break through that approach, when it comes to ideas. We often discuss if there is anything beyond the dialectic.

Yes the dialectic is very interesting. And the line, produced by two points, is so useful, a very explicit message. A line works in any dimension, while you cannot represent four dimensions in two. But there’s also the infinite loop that is suggested in interconnection. With ‘The End of Duality’, my koan tape, which recites “…the answer is the question is the answer…” I attempt to dissolve this into a tertium.

  Questo è un tipo di conversazione che ho abbastanza spesso. Il problema del sistema binario, del bianco e nero, sembra essere un vecchio problema. Abbiamo un cervello diviso in due emisferi, e ancora lo strumento di base della misurazione comporta il definire una scala tra due punti. Spesso si porta l’esempio della dialettica quando si tratta di provare a scardinare quell'approccio, quando si parla di idee. Spesso discutiamo se ci sia nient'altro oltre la dialettica stessa.

Sì la questione della dialettica è molto interessante. E la linea, risultante da due punti, è così utile, un messaggio molto esplicito. Una linea funziona in ogni dimensione, mentre non è possibile rappresentare quattro dimensioni su piani bidimensionali. Ma l'interconnessione suggerisce anche l'infinita ripetizione. Con 'The End of Duality', la mia striscia di nastro adesivo koan, che recita "… the answer is the question is the answer …" tento di dissolvere il quesito in una 'soluzione terza'.
     

I really got a kick out of the barrier tape, it defines an area as undefined. An enclosure that is not absolute. The economic clock you are working on, I think it’s interesting that it is composed of wheels.

And beyond this, the wheels turn in different ways. The project will eventually lead to a calculation of gear ratios, I’ll be working with an engineer on that part. Some of the wheels move in one direction, some change directions, some are spirals that move inward or outward. Connecting it together in this way allows me to look at the system differently, to move beyond the books that inspired the investigation. It allows me to identify the links and pieces that are missing and maybe I will discover new constants.

 

Mi ha decisamente elettrizzato il concetto dietro il nastro-barriera, definisce infatti un'area come non definita. Un recinto non assoluto. L'orologio economico al quale stai lavorando … penso che sia interessante il fatto che sia composto da ruote.

E, oltre questo, le ruote girano in modi diversi. Il progetto condurrà eventualmente al calcolo dei rapporti di trasmissione tra le componenti dell'ingranaggio; lavorerò su questo aspetto insieme ad un ingegnere. Alcune ruote muovono in una direzione, altre cambiano direzione, altre ancora con andamento spirale. Connetterle in questa maniera mi permette di guardare al sistema in modo differente, di andare oltre i libri che hanno ispirato questa investigazione. Ciò mi ha mostrato che ci sono connessioni e pezzi mancanti e che forse scoprirò nuove costanti.

     

With the traditional koan practice, you have a statement that isn’t meant to have a clear psychological value, as a way to break through the illusion that most if not all of our ideas are considered concrete, but are really entanglements that point to other things. With semiotics, treating language as objects, the cognitive role of ideas seems to have more to do with relationships than independence and finality. Deconstruction is often used similarly, to break down the absolute meanings and beliefs we apply to ideas. But I find deconstruction is often used as a convenience to justify work that simply has no meaning, because it is so widely understood it has become a simulation of meaning itself.

Yes. One person I’ve been reading is Stephen Pinker, a cognitive scientist. He looks at the neurobiology behind ideas, and the logic process in language, showing we have a natural system behind language itself. I once held a workshop called ‘Extra-Theistic Icons’. I was wondering, how could we isolate constants in religious iconography, identify what is useful and still derive spiritual benefit? This has more to do with cognitive science, I’m not interested in removing the beneficial interactions and completely erasing, I’m looking for structure. Deconstruction does not want structure. It has a different objective, and better serves the goal behind having no meaning. When you do give a narrative, there is less that you can project on to it. The more it’s spelled out, the less the audience can engage with it, that’s my theory behind avoiding meaning. But if you spend time with my work, you will see that all of my projects relate, that my approach to ideas includes the systematic and relationships, and it’s very different from deconstruction.

 

Con la tradizionale pratica koan, formuli un'affermazione che non intende avere un chiaro valore psicologico, come rompere l'illusione che la maggior parte se non tutte le idee siano considerate concrete, ma siano sorte di grovigli che conducono in realtà da un'altra parte. Secondo la semiotica, che tratta il linguaggio come oggetto, il ruolo cognitivo delle idee sembra avere più a che fare con le relazioni che con un idea di indipendenza o finalità. La decostruzione è spesso usata in modo simile, per scardinare i significati assoluti e le opinioni comuni che applichiamo alle idee. Ma trovo che la decostruzione sia spesso usata (con malizia) per giustificare lavori che non hanno significato; dal momento che è così largamente compresa e conosciuta è diventata una sorta di simulazione del significato stesso.

Sì, un autore di cui ho letto molto è Stephen Pinker, uno scienziato cognitivo. Si interessa della neurobiologia dietro le idee, e del processo logico nel linguaggio, dimostrando che esiste un sistema naturale dietro il linguaggio stesso. Una volta ho tenuto un workshop dal titolo: 'Icone Extra-Teistiche'. Mi chiedevo, come potremmo isolare le costanti dell'iconografia religiosa, identificare quelle più efficaci e continuare a trarne beneficio spirituale? Questo ha più a che fare con la scienza cognitiva, non sono interessato a rimuovere interazioni benefiche e cancellarle completamente, sto cercando invece la struttura. La decostruzione non vuole struttura: ha un obiettivo diverso, e serve meglio lo scopo che sta dietro il non voler alcun significato. Per esempio, quando un’opera offre una narrazione, si diminuisce la possibilità al visitatore di proiettarci il proprio pensiero. Più si esplicita, meno il pubblico risulterà coinvolto, questa è la mia teoria sul occultamento del significato. Ma se ti interessi al mio lavoro e ti dedichi un momento, vedrai che tutti i miei progetti si raccontano, che il mio approccio alle idee include il sistematico e le relazioni, ed è molto diverso dalla decostruzione.

     

I could see it right away, which is what drew my interest. What do you think about defacement? I consider it something like soft deconstruction, perhaps also playing a role as a symbol of critique? You know, like the facial obliterati that paint or sculpt figures with obscured faces, or the very common use of juxtaposition to put, say, a McDonald’s sign in a wasteland. Sometimes it strikes me as incredibly lazy. Add to this that to me it seems that without defacement, many artists will simply reject a work or artist.

Well, art should make a point. But as you know, the statement is often contrived, because it works, and creates a sort of instant recipe for identification as art. Take an iconic image, add a simple intervention, and it will get you a result. It’s not lazy, it’s just one trick. And I have to laugh, I don’t say trick as a way to cheapen it, it’s just that they’re tried and true ways of achieving a response in the viewer. There’s Semir Zeki’s work on neuro-aesthetics that explores how aesthetics affect logic. And Vilayanur S. Ramachandran (whose work also involves behavioral neurology, and what he calls visual psychophysics) categorizes how art is consumed into ten distinct moments, such as the “Aha! Moment” resulting from the use of contrasting elements. So transposition is a non-issue for me.

 

Ho potuto constatarlo immediatamente, sensazione che ha attirato il mio interesse. Cosa pensi della deturpazione? La considero qualcosa come una decostruzione dolce, forse gioca anche un ruolo come simbolo della critica? Sai, come gli obliterati facciali che dipingono o scolpiscono figure con i volti oscurati, o l'uso comune della giustapposizione dove, ad esempio, troviamo un logo McDonald's in un deserto. A volte mi appare una prassi incredibilmente pigra. A mio parere sembra che se il concetto di deturpazione è assente, molti artisti semplicemente rifiuteranno opera e artista.

Secondo me un’opera d'arte dovrebbe dire qualcosa degna di nota. Ma, come sai, l'affermazione è spesso forzata ma tuttavia si identifica subito con un’opera d’arte. Basta prendere un'immagine iconica, aggiungere un semplice intervento, e ottieni risultati. Non è pigrizia, è solo un trucco. E mi viene da ridere, non dico trucco per svilire il processo, è solo che sono vere e comprovate modi per ottenere una reazione nello spettatore. C'è il lavoro di Semir Zeki sulla neuro-estetica che esplora come l'estetica influenza la logica. E Vilayanur S. Ramachandran, il cui lavoro coinvolge anche la neurologia comportamentale, e quello che egli chiama 'psicofisica visuale', categorizzando come assimiliamo l’arte in dieci precisi momenti, come il momento 'A-ha', che è il risultato dell'uso di elementi contrastanti. Dunque non trovo molto interessante la semplice trasposizione.

     

Interesting, again you look to the understructure, the system beneath the ideas. These researchers are amazing, bringing cognitive science to areas of the humanities that have historically been based on subjective opinion and speculation. So what is an issue for you?

I think it would boil down to a very private idea of spirituality – I think some of my work has an aura. Is it odd to use that word?

 

Interessante, guardi ancora alla sottostruttura, il sistema alla base delle idee. Questi ricercatori sono sorprendenti, e portano la scienza cognitiva nei territori delle scienze umanistiche, che sono storicamente sempre state basate sull'opinione soggettiva e la speculazione. Dunque cos’è interessante?

Penso possa essere ridotto ad un'idea molto privata di spiritualità - Penso che parte del mio lavoro abbia un'aura. E' strano usare questa parola?

     

I don’t think so – It relates to the ‘other factors’ that one encounters as they study the system objectively, and points to the very indirect ways we perceive what we think we know. And this is often one’s first layer of knowledge, as we often say, ‘getting the sense of it’. You have to begin somewhere.

 

Yes. Going back to my economic timepiece: There is a beginning, which is time itself. Time is so central it drives everything, but not in a linear sense… it’s really experienced as moments and pockets of now.

 

Non credo - Si riferisce agli 'fattori ulteriori' che si incontrano quando si studia il sistema obiettivamente, e conduce ai modi indiretti con cui percepiamo quello che pensiamo di conoscere. E questo è spesso il nostro primo strato di conoscenza, come quando diciamo, 'cogliere il senso di'. Bisogna pur cominciare da qualche parte.

Sì. Tornando al mio Orologio Economico: c'è un inizio, che è il tempo stesso. Il tempo è così centrale che risulta il motore di tutto, ma non in senso lineare … è in realtà esperito come una serie discontinua di frammenti del presente.

     

I’m fascinated with the feeling of time, the pace of time as sensory experience and the way it is remembered. It’s one of my main interests in your Economic Timepiece, the wheels within wheels. Let’s talk for a while about the auras of meaningful pursuits – how does your creative process factor in to all this?

 

It begins as infatuation, and leads to digestion, then grasp, until I create a workable form or visual form. But creativity does not equal art. I would say it’s a notch below. I believe artists make art out of need. For a painter the need goes beyond creativity, there’s an urgency to it. Probably most importantly, art provides psychological satisfaction.
As an artist, I am a happier person because I can work out my psychological needs through it. The way I see it, everyone has some degree of creativity, a lot of what we do everyday is creative, but most don’t make the leap to art, so they have one less instrument in resolving things.

 

Sono affascinato dalla sensazione del tempo, il ritmo del tempo come esperienza sensoriale e il modo in cui questo è ricordato. E' uno dei miei principali interessi nel tuo Orologio Economico, le ruote entro le ruote. Parliamo un po' dei tuoi obiettivi di significato - che ruolo ha il tuo processo creativo in tutto questo?

Comincia come un'infatuazione, che successivamente interiorizzo e che finalmente riesco ad afferrare, fino a che riesco a creare una forma, anche visiva, con cui poter lavorare. Ma credo fermamente che creatività non significa per forza arte. Direi anzi che è una tacca sotto, o comunque un’altra cosa. L'artista produce arte perchè risponde ad un'urgenza. E probabilmente cosa ancora più importante, l'arte mi fornisce una soddisfazione psicologica. Sono una persona felice perché posso elaborare i miei bisogni psicologici attraverso di essa. Per come la vedo io, chiunque è dotato di creatività, molto di quello che facciamo ogni giorno è creativo, ma la maggior parte di noi non fa il salto verso l'arte, così molta gente ha uno strumento in meno per risolvere i propri problemi.

     

Art saves world?

No. We are doomed all the same.

 

L'arte salverà il mondo?

No, siamo condannati in ogni caso.

     

Does the artist have any responsibility, to society?

Well, there is the artist as medium, but that only works if they are on topic for you. Yes, the artist does have a role. It’s perfectly OK to make art for yourself, so long as you’re willing to take responsibility down the line. I’ve always found the outsider artist that is not conscious of an audience as fascinating, they’re working for pure psychological relief. But if the artist is conscious of an audience, they can’t not think of a role. As an example of the artist who is not responsible, I would say someone who is focused on sheer market concerns, a commercial sellout.

 

L'artista ha qualche responsabilità nei confronti della società?

C'è l'artista come medium, ma funziona solo se gli altri sono in sintonia con te. Sì, l'artista ha un ruolo. E' del tutto OK fare arte per sé stessi, fin tanto che si è disposti ad assumersi la responsabilità per ciò che poi vivrà al di fuori di te. Ho sempre considerato l'outsider che non si cura del suo pubblico affascinante, dal momento che lavora per puro sollievo psicologico. Ma se l'artista è cosciente del suo pubblico, non può non pensare ad un ruolo. Come esempio di artista non responsabile, citerei chi è focalizzato esclusivamente su pure preoccupazioni di mercato.

     

What’s an example of great responsibility?

Public art, relational art. These are relatively new art forms, communication where the artist places their social role above themselves. In that role comes respect, Lawrence Weiner comes to mind. I have done an analysis of his ‘Declaration of Intent’ which addresses these problematics. He shows respect for this role, and this means you maintain a sort of integrity, honesty.

 

E un esempio di grande responsabilità?

Arte pubblica, arte relazionale. Sono forme d'arte relativamente nuove, una forma di comunicazione dove l'artista fissa il ruolo sociale dell'arte al di sopra di se stesso. Con quel ruolo viene il rispetto, mi viene in mente Lawrence Weiner. Ho fatto un'analisi della sua ‘Declaration of Intent’ che riferisce proprio a queste problematiche. Mostra rispetto per il suo ruolo, e questo significa che l'artista mantiene una sorta di integrità, di onestà.

     

Another fairly rare answer, that an artist should be responsible. When I think of artists I’ve spoken with who replied the same, a majority of them were educated in the Far East. It seems to go along with a general indifference towards the self-import of Western history, as though art was viewed more as a matter of personal refinement that benefits others, rather than being placed as an individual in the company of a historic timeline. Talk a little about the diversity you include from project to project.

All my projects relate to each other, so maybe there is a proto-idea that it all stems from. Systems are basically similar to each other. Microscopic realms can have the same forms as macroscopic ones, you know the Fibonnaci sequence, we see the same forms in plants as in spiral galaxies. Sometimes in my work unexpected things overlap – artifice and nature. It’s not really my doing, I just try to highlight the systems in some way. With the Economic Timepiece I’m physically working it out with gear ratios. This will lead to mechanics. So these economic and political ideas, arranged this way, point to other systems. Maybe there are fixed ratios, perhaps even more constants that I will discover this way. There are constants that relate, and will appear however you would imagine them, as physics, politics or philosophy. We create ourselves in our own image. With my Interchange drawings, it is obvious we follow the shortest line, an economy of elegance. There is a relation to the same occurrence in nature, look at an artery system. So yes there is a lot of diversity in the subject matter, but then again a certain uniformity in the results.

 

Un'altra risposta abbastanza rara, quella di un'artista che dovrebbe essere responsabile. Quando penso agli artisti con cui ho parlato che mi hanno risposto allo stesso modo, la maggioranza di loro era stata educata all'Oriente. Sembra che si proceda con una generale indifferenza nei confronti della storia dell'Occidente, come se l'arte fosse vista più come una questione di raffinatezza personale a beneficio degli altri, piuttosto che essere collocata, come potrebbe essere un individuo, lungo una cronologia storica. Parlami un po' della diversità che contraddistingue i tuoi diversi progetti.

Si relazionano tutti l'un l'altro, forse c'è una proto-idea dalla quale tutti derivano. Di base, i sistemi si rassomigliano tutti. La dimensione microscopico ha le stesse forme di quello macroscopico, se guardi la sequenza di Fibonacci, ritroviamo le stesse forme nelle piante così come nelle galassie a spirale. A volte nel mio lavoro cose inaspettate si sovrappongono - artificio e natura. Non è questo il mio scopo, ma quando succede cerco di sottolineare questi sistemi in qualche modo. Con l'Orologio Economico questo avviene con le sovrapposizioni di ingranaggi che mi condurrà dall’economia alla meccanica. E dunque le idee politiche ed economiche, affrontate in questo modo, conducono ad altri sistemi. Forse troverò dei rapporti fissi o delle nuove costanti. Il bello dei costanti è che si relazionano e che, comunque le si immagini, appariranno uguali a se stessi nella fisica, come nella politica o nella filosofia. Creiamo noi stessi a nostra stessa immagine. Coi miei disegni ‘Interchange’, è ovvio che seguiamo la via più breve, un'economia di eleganza. Questa stessa relazione si manifesta anche in natura, guarda il sistema arterioso. E allora sì c'è molta diversità nei vari soggetti trattati, ma anche una certa uniformità nelle sue manifestazioni.

     

There are differences even though the visual results seem similar. Lichtenberg figures in lightning are the dispersion of energy, the circulatory system uses a pump and capillary action, tributaries respond to material density through erosion.

Also, in the density of the large urban system, there are attractors. For example, there is a lower cost of housing outside the city, which will create opportunities within these areas. One reason I came to LA is to observe the infrastructure. When I look at aerial views of urban centers like London and Paris, I think, isn’t this the same as cancer growth? The road network of a city pulls the blood in towards it. But Los Angeles works more like a neural network. It has hubs that relay information.

 

Ci sono differenze anche se i risultati visivi sembrano identici. Le Figure di Lichtenberg mostrano la dispersione di energia, il sistema circolatorio usa una pompa e un'azione capillare, gli affluenti rispondono alla concentrazione di materiale attraverso l'erosione.

E nella densità del largo sistema urbano, esistono fattori di attrazione. Per esempio, abitare fuori dalle città ha un minor costo, e questa opportunità crea opportunità e un conseguente attrazione. Una delle ragioni per cui sono venuto a Los Angeles è per osservare l'infrastruttura. Quando vedo una veduta aerea di centri urbani come Londra o Parigi penso: ma non è come il cancro? L’infrastruttura della città sembra attirare sangue verso di sé. Ma Los Angeles funziona più come una rete neurale. Possiede una serie di nodi che trasmettono informazioni.

     

From your observations, do you see the potential for sustainability?

Sustainability? We’re beyond that state because we look for solutions instead of looking at the connections. For me, connections are a great solace. If I can relate one system to another, I can find solace in understanding them and relating them to nature. It means that this idea or situation which seems unnatural is in fact an ordinary part of the way things work. At that point, I can find a beautiful - if you will, animist - meaning in it. It’s that necessity that drives my art.

 

Dalle tue osservazioni, riesci a vedere il potenziale per una sostenibilità?

Sostenibilità? Siamo andati oltre questo stato perché cerchiamo soluzioni invece di osservare i rapporti. Per me, le connessioni sono una gran consolazione. Se posso tracciare una relazione tra un sistema e un altro, posso trovare conforto nel capirle e relazionarle alla natura. Significa che questa idea o situazione che sembra innaturale è infatti una componente ordinaria di come le cose funzionano. A questo punto, posso trovare in questa cosa un bellissimo significato, o se vuoi un significato di bellezza animista. E' questa necessità che guida la mia arte.

     

A lot of the more socially conscious artists I talk to seem to think if your work isn’t addressing, focusing on or identifying problems, it’s not socially useful.

It’s a very American idea that problems can be resolved; in Europe and the Orient it’s more about living with them successfully, through acceptance. Which is where you see something that actually looks more like a workable solution. Many artists are obsessed with differences; I’m much more interested in the constants. The concern for art & identity is more dissolving, you could say I’m living a happy regress. I think the notion of progress is really fake, typically Western. Like the way we base everything on a measure of GDP. But you could see regress as a positive thing. We come to believe so many things, and progress is one of them. Being able to get rid of these notions and working instead from proof can be extremely uplifting. Like a religious belief preventing you from accepting evolution. If you dissolve your religious belief by seeing the proof in evolution, yes your identity takes a hit, but in the end you’re stronger, happier.

 

Molti degli artisti socialmente impegnati con cui parlo sembrano pensare che il lavoro, se non indirizzato, concentrato sull'identificazione dei problemi, non sia socialmente utile.

E' un'idea molto americana che i problemi possano essere risolti; in Europa ed in Oriente si pensa più ad una felice convivenza, accettandoli. Che è quella che, in realtà, mi appare come la soluzione più praticabile. Molti artisti sono ossessionati dalle differenze; io sono molto più interessato alle costanti.
Il mio interesse per 'arte & identità' sta scemando, si potrebbe dire che sto vivendo una felice regressione. Penso che la nozione di progresso sia in realtà falsa, tipicamente occidentale. Come il modo in cui basiamo ogni cosa sulla misura del PIL. Ma si potrebbe vedere la regressione come una cosa positiva. Finiamo col credere a molte cose, e il progresso è una di quelle. Avere la possibilità di liberarsi di queste nozioni e lavorare indipendentemente da esse può essere estremamente liberatorio e gratificante. Come un credo religioso che ti impedisce di accettare l'evoluzione. Se abbandoni il tuo credo religioso osservando la prova dell'evoluzione, benché all'inizio la tua identità possa risultare choccata, risulterà alla fine più forte e felice.

     

Where’s it all going?

There’s an acceleration, but there’s also a lag. My grandfather went from the birth of the automobile to witnessing the Apollo moon landing, while in turn his father had a cart all his life. Things are speeding up, and there is a relative bettering of conditions, but at the same time I feel like nothing really new is happening.

 

Dove conduce tutto?

C'è un'accelerazione, ma c'è anche un ritardo se vuoi. Mio nonno è passato dalla nascita dell’automobile a testimoniare l'atterraggio di Apollo sulla luna. Mentre suo padre invece ha avuto una carretta per tutta la vita. Le cose stanno accelerando, c'è un miglioramento, ma allo stesso tempo ho come la sensazione che niente di realmente nuovo stia succedendo.

     

So ultimately, your art is largely for the psychological relief you derive from it, the relief of understanding how things relate, and the result has been seeing beauty in nature and its systems?

I don’t always see the beauty, but I do try to look for it. I even try to see the beauty in the political system, and other ominous systems. Some have beautiful dynamics, and there’s some truth in beauty. There is beauty in simplicity and comparative complexity. The way simple rules lead to complex things. Our nature is to come up with simple rules, to live by, to pass down the generations. When we create them, they may seem like a solution at the time, but ultimately they will lead to new complexity.

 

Dunque in definitiva, la tua arte è in gran parte dedicata al sollievo psicologico che ne deriva, il sollievo di comprendere come le cose si legano, e il risultato è stato quello di scorgere la bellezza nella natura e nei suoi sistemi?

Non sempre vedo la bellezza, ma lo cerco. Tento persino di vedere la bellezza nel sistema politico, o in altri inquietanti sistemi. Alcuni hanno bellissime dinamiche, e c'è qualche verità nella bellezza. C'è bellezza nella semplicità e complessità del confronto. Il modo in cui regole semplici conducono a strutturazioni complesse. La nostra natura è di crescere con semplici regole, vivere seguendole e tramandarle a generazioni future. Quando vengono create, al momento sembrano una soluzione, ma alla fine conducono a nuove complessità.

     
Robert Seitz (Los Angeles 1975) writes about art, artists, science, and other miscellanea on his blog Sea in the Sights He works for the nonprofit organization LA Artcore, operating two galleries in Los Angeles.
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  Robert Seitz (Los Angeles 1975) scrive di arte, artisti, scienza e molto altro sul suo blog Sea in the Sights. Lavora per l’organizzazione no profit LA Artcore, che gestisce due gallerie a Los Angeles.