home  


 

Big Bang
Julian Delens
 
Big Bang
Julian Delens
     

This work does not intend to supply the viewer with supposed answers to who knows which questions but rather to spur research for new questioning, an invitation not to stay on the surface but to discover, bit by bit new meanings, new keys to the understanding of a work conceived to be dug, investigated, studied, questioned. And it’s also for this very reason that for Arler Big Bang is a kind of manifesto of his artistic work. A work that speaks to us on various levels not only about his artistic practice, which started as a designer, but also about his conceptual course.

Only by getting closer, the picture of the three axis, which intend to recall the three-dimensionality and the expansion towards infinity, starts to reveal a number of mechanical components, thus leading us onto another level. From the axis, which on one side recall the spatial infinite and on the other, intentionally, a cross, there is a transition to a chaotic expansion of mechanical elements. A cross that hints to the human creator of a mechanism which is as much an instrument as it is an extension of it’s maker.

The arbitrary repositioning of a motor’s components unveils another theme of which the artist is fond: the one of the reuse and reworking of materials in order to overturn the accepted use and meaning. In creating an item, which for its practical unfeasibility and interpretability recalls M.C. Escher and his perspective inversion, the logic of the rigid mechanism is challenged by an arbitrary reshuffling of its mechanical components which thus become the emblem of the subversion of a superstructure in which man, more or less consciously, forces himself. The dilatation of components along the axis recalls an expansion, the one of the big bang. A cosmogenic theory that finds its antithesis in the cross, exactly its very denial.

Yet the abundance of rotating elements: gears, pins, axis, etc. and the fact that they all originate from a motor, introduce an element of cyclicity. This instead alludes to a pulsing universe, supplanting the idea of expansion as an unique occurrence, with that of a universe set in motion by an endless series of expansions and contractions. Systems therefore of quite different proportions, but that carry within them the idea of continuous growth and decrease, regeneration and renewal.

Another important thread in this work are the dualities, the halves, the annulling aspects, the double interpretations that together can merge into a single image of one of the different situations that too often we want or are forced to see only partially.


 

Questo lavoro non intende fornire al fruitore presunte risposte a chissà quali domande ma piuttosto essere di stimolo alla ricerca di nuovi interrogativi, un invito a non restare in superficie ma scoprire, man mano nuovi significati, nuove chiavi di lettura di un lavoro concepito per essere scavato, indagato, studiato, messo in discussione. Ed è anche per questo motivo che per Arler Big Bang costituisce una sorta di manifesto del suo lavoro artistico. Un lavoro che parla su svariati livelli non solo della sua pratica artistica, iniziata come designer, ma anche del suo percorso concettuale.

Solo avvicinandosi, l'immagine dei tre assi, che vogliono evocare la tridimensionalità e l'espansione verso l’infinito, comincia a rivelare una serie di componenti meccanici, portandoci così inevitabilmente su un altro piano. Dagli assi, che da un lato richiamano l'infinito spaziale e da un altro, intenzionalmente, una croce, si passa ad una caotica espansione di elementi meccanici. Una croce rosa che allude al creatore umano di un meccanismo che è tanto uno strumento quanto un'estensione del suo artefice.

Il riposizionamento arbitrario dei componenti di un motore rivela un altro tema caro all'artista: quello del riutilizzo, della rielaborazione dei materiali per capovolgerne l'uso ed il significato canonico. Nella creazione di un oggetto che nella sua irrealizzabilità pratica ed interpretabilità richiama M.C. Escher e la sua inversione di prospettiva, la rigida logica del meccanismo viene messa in dubbio da un’arbitraria ricombinazione dei suoi componenti meccanici che diventa così l’emblema del sovvertimento di una sovrastruttura in cui l'uomo, più o meno consapevolmente, si costringe. La dilatazione dei componenti lungo gli assi richiama un'espansione, quella del big bang. Una teoria evoluzionistica che trova la sua antitesi nella croce simbolo appunto della sua negazione.

Tuttavia l'abbondanza di elementi rotanti: ingranaggi, perni, assi, ecc. ed il fatto che provengano in origine da un motore, introducono un elemento di ciclicità. Ciò invece allude ad un universo pulsante, non più l'espansione quale evento unico ma una serie infinita di espansioni e contrazioni. Sistemi quindi di proporzioni assai diverse tra loro ma che portano in sé l'idea di un crescere e decrescere, di un rigenerarsi, di un rinnovarsi continuo.

Filo conduttore anche in questo lavoro sono le dualità, le metà, gli aspetti elidenti, le doppie interpretazioni che insieme possono fondersi nell'immagine unica di una delle diverse realtà che troppo spesso vogliamo o siamo costretti a vedere solo parzialmente.


Julian Delens (Torino, 1962) has a degree in Aeronautical Engineering from Turin Polytechnic. He currently provides services such as language consultancy, web architecture, and information technology to a number of clients. He has undertaken studies in space transportation and exploration and has worked in the design and production department of a multinational company in this sector. He is associated with Ars Technica since the 1990’s and has collaborated in the organization of various editions of ArsLab. He often works as translator of publications to exhibitions and events concerning art and science.   Julian Delens (Torino, 1962) laureato in Ingegneria Aeronautica presso il Politecnico di Torino. Attivo nel settore dei servizi per le aziende, traduzioni, consulenze linguistiche, architetture web, informatica. Si è impegnato nello studio del trasporto e dell’esplorazione spaziale. Ha lavorato per anni in una multinazionale del settore industriale alla progettazione e alla produzione. Dagli anni 90 legato ad Ars Technica, ha partecipato alla realizzazione di varie edizioni di ArsLab. Collabora spesso come traduttore per la produzione della documentazione di mostre ed eventi nell’ambito arte-scienza.