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The Brink of Chaos
a.titolo

 


L’Orlo del Caos
a.titolo

     

In his novel The Lost World, Michael Crichton describes the brink of chaos as an area of conflict and tension in which past and future, distant and contradictory points, and ideas find themselves in close proximity. The brink of chaos is an area of concentration that is capable of activating new situations. “it is a proven fact” states the Nobel laureate for Chemistry Ilya Prigogine in one of his last interviews, “that we live in a world that is decisively far from equilibrium”. “Does it originate from the properties of the Big Bang? If we consider that life itself is a fluctuation that has passed through many bifurcations, then we don’t understand the mechanism, just as we don’t understand the mechanism of the Big Bang, which in turn is probably a fluctuation in the quantum void of the pre-universe”. “We don’t even know if the Big Bang has ended”, Prigogine goes on to state, “or if there are small ‘Big Bangs’ somewhere else”. This is scientific truth and not mere metaphor. But what then, Prigogine asks, maintains this “non-equilibrium”? In documenting the array of variations on the theory of complexity, the epistemological terrain that lies between science and philosophy and that since a few decades constitutes a no-man’s land between order and chaos, Réda Benkirane in La Complexité, Vertiges et Promesses, [Le Pommier, 2002], observes how “all of these theories, on different levels” underline “the fact that the knowledge of the parts is not sufficient to explain the function of the whole”.

This order of reasoning is what seems to support Bastiaan Arler’s personal view on his manifesto work Big Bang. The work takes its title from the well-known event that is at the origin of our universe, as postulated by a succession of theories that conceive it as a dynamic organism in expansion, beginning with the explosion of a minuscule nucleus of extremely dense matter. In his Big Bang (2007) Arler imagines the universe as a perpetual motion machine, and makes use of the rhetorical form of the axonometric ‘exploded view’ diagram that illustrates and numbers its components, thereby implying the existence of an order both complex and quantifiable, but with a function that is not clear. In his dialectic between cosmogony and cosmology, Arler reflects the parameters of his studies around the mechanisms and models, of both material and immaterial nature, that govern society, or rather, human assembly, in the tangle of nature and artifice, the individual and society, the macro and the microcosm, the deterministic and the stochastic, the visible and the invisible.

a.titolo is a non-profit organization founded in Turin in 1997 with the aim of promoting contemporary art focussed on social, political and cultural dimensions of public space. a.titolo curates public art projects, exhibitions, workshops, conferences, publications, and art production through cultivating the interdisciplinary dialogue between urban design and the visual arts.
Since it’s foundation a.titolo has promoted the research of emerging artists. It has curated six editions of Proposte for the Piedmont Region, for which a platform for comparison and exchange has been set up consisting of workshops, gatherings, and context-specific projects carried out at the Accademia Albertina di Belle Arti. Since 2008 the group collaborates with CESAC, an experimental center for contemporary art in Caraglio (CN).

 

 

Nel romanzo Il mondo perduto Michael Crichton descrive l’orlo del caos come una zona di conflitto e tensione nella quale il passato e il futuro, le idee, le posizioni distanti e contraddittorie si ritrovano in uno stato di convivenza e prossimità. L’orlo del caos è una zona di concentrazione capace di attivare nuove situazioni. “È un fatto provato”, ha dichiarato il Nobel per la chimica Ilya Prigogine in una delle sue ultime interviste, “che viviamo in un mondo decisamente lontano dall’equilibrio”. Si tratta di una verità scientifica e non di una metafora. Ma che cosa, si chiede Prigogine, mantiene questo “non equilibrio”? “Proviene dalle proprietà del Big Bang? Se pensiamo che la vita stessa sia una fluttuazione passata attraverso numerose biforcazioni, allora non ne conosciamo il meccanismo, così come non conosciamo il meccanismo del Big Bang, il quale a sua volta è probabilmente una fluttuazione del vuoto quantistico del pre-universo”. “Non sappiamo neppure se il Big Bang sia terminato”, afferma ancora Prigogine, “o se ci siano dei piccoli ‘Big Bang’ da qualche parte”. Nel documentare le molteplici declinazioni della teoria della complessità, il territorio epistemologico tra scienza e filosofia che da qualche decennio esplora la zona di confine tra ordine e caos, Réda Benkirane in La teoria della complessità, [Bollati Boringhieri, 2002], osserva come tutte quante queste teorie, a diversi livelli”, sottolineino “il fatto che la conoscenza delle parti non è sufficiente a spiegare il funzionamento del tutto”.

Sembra originare da quest’ordine di riflessioni la personale visione che Bastiaan Arler dà del suo lavoro manifesto Big Bang, che come è noto è l’evento all’origine dell’universo postulato da quell’insieme di teorie che lo concepiscono come un organismo dinamico in espansione, a partire dall’esplosione di un minuscolo nucleo di materia densissima. Nel suo Big Bang (2007), Arler immagina l’universo come una macchina perpetua, ricorrendo alla forma retorica del disegno tecnico assonometrico “esploso” che ne illustra e numera tutti i componenti, sottintendendo quindi l’esistenza di un ordine insieme complesso e quantificabile, ma dal funzionamento inesplicabile. Nella dialettica tra cosmogonia e cosmologia, Arler riflette i parametri della sua indagine intorno ai meccanismi (materiali e immateriali) e ai modelli che governano la società, o, meglio, il consesso umano, nell’intreccio tra individuale e collettivo, naturale e artificiale, macro e microcosmo, deterministico e stocastico, visibile e invisibile.

a.titolo è un’organizzazione non-profit fondata a Torino nel 1997 con lo scopo di promuovere l'arte contemporanea orientata verso le dimensioni sociali, politiche e culturali dello spazio pubblico. a.titolo cura progetti di arte pubblica, mostre, produzioni d’artista, workshop, conferenze e pubblicazioni, coltivando il dialogo interdisciplinare fra disegno urbano e arti visive.
a.titolo è responsabile della mediazione culturale per la produzione di opere d’arte per lo spazio pubblico della Fondazione Adriano Olivetti di Roma. In quest’ambito ha curato, nel quadro del Programma di Iniziativa Comunitaria Urban 2 della Città di Torino, quattro opere permanenti nel quartiere Mirafiori Nord.
Per la Provincia di Torino ha curato il Laboratorio Artistico Permanente di Eco e Narciso, un progetto che ha proposto l’arte quale strumento di intervento sul territorio con numerosi progetti.
Fin dalla sua creazione a.titolo ha svolto attività di promozione della ricerca artistica emergente. Per la Regione Piemonte ha curato sei edizioni della rassegna Proposte per cui ha concepito una piattaforma di confronto e scambio a carattere formativo composto da workshop con artisti, incontri e progetti context-specific realizzati presso l’Accademia Albertina di Belle Arti.
Dal 2008 collabora con il CESAC, Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee di Caraglio (CN).